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Introduzione all’«Avvocato veneziano» di Carlo Goldoni PDF Stampa E-mail
domenica 15 maggio 2011
di Francesco Volpe.

L’«Avvocato veneziano» è una commedia a tema, perché si propone due obiettivi, riassunti nel suo stesso titolo.
In primo luogo, essa mira a dimostrare la superiorità del sistema giudiziario veneziano (o, come dice ripetutamente Goldoni, del «nostro stile») su quello dello ius commune.
Secondo un diverso profilo, la commedia intende celebrare la figura in sé del patrono giudiziario.
Tali intenti non sono punto nascosti.
Quanto al primo, ne sia prova lo spazio riservato alle arringhe tenute dai due avvocati, che, per la profondità dell’analisi giuridica, sono paragonabili a vere difese giudiziarie.
Quanto al secondo profilo, nella commedia sono descritte le più classiche preoccupazioni deontologiche del difensore, giacché nella commedia si affronta il problema dei rapporti con il cliente e con la controparte, quello dell’imprevista sopravvenienza di interessi personali contrastanti con quelli del proprio ufficio e,
infine, quello delle pressioni che l’avvocato talvolta riceve dall’esterno, ora in modo mansueto (ma non per questo innocente), ora in modo schiettamente violento.
All’avvocato protagonista della commedia è affidato il compito di affrontare questi problemi con una vocazione eroica, che è frutto delle esigenze drammatiche, ma che, pure, contrasta con il timbro comico dell’opera.
Con calcata serietà, egli arriverà ad affermare che «co l’avvocato xe in renga» – quando l’avvocato svolge la difesa – «xe impiegà tutto l’omo».
La toga, dunque, annulla e giustifica.
I due temi a cui è ispirato l’«Avvocato veneziano» sono sviluppati e arricchiti in modo acuto, sia con sofisticati richiami giuridici sia per mezzo della caratterizzazione dei personaggi.
La prevalenza del sistema veneziano viene, dunque, affermata anche in ragione dell’oralità del processo, in contrapposizione al rito scritto. È qui in gioco la celerità del giudizio e un’accentuata tutela del contraddittorio, perché l’oralità permette l’ostendibilità degli argomenti, delle difese e persino delle stesse prove documentali, che assumono valore purché lette in udienza.
Il rilievo dato all’oralità del processo non deve stupire: anche nel suo declino, l’economia veneziana era essenzialmente commerciale e dei suoi giudici avevano bisogno pure gli operatori stranieri. L’affidabilità dei traffici richiedeva, perciò, un processo verificabile anche da chi fosse estraneo ai locali costumi; un
processo, diremmo oggi, trasparente.
La preferenza per il sistema veneziano, però, non va tratta solo dalle forme della difesa. Nell’«Avvocato veneziano» si fa questione anche di metodologia argomentativa, contrapponendosi un sistema defensionale che appella all’autorevolezza dei richiami dottrinali con altro, visibilmente ispirato agli strumenti della retorica isidoriana. Nel confronto, tuttavia, il magister scriptus è destinato a soccombere di fronte alla limpida essenzialità dell’argomento dialettico.
Al carattere dei personaggi spetta, invece, di esaltare la figura professionale del difensore, attraverso un procedimento espositivo per contrasto, perché nelle parole dei comprimari vengono riportate le più diffuse accuse rivolte al ceto forense. Dall’essere infedeli, all’agire per l’interesse personale, all’auri sacra fames.
Tutto ciò dà spunto a Goldoni non già per innescare una critica caricaturale di quello che fu il suo antico mestiere, ma per confutare tali opinioni mettendo in risalto l’esemplare figura del protagonista.
Oralità e celerità del processo; accessibilità della prova; affidabilità del giudizio; metodologia nell’esposizione degli argomenti difensivi; dovere di lealtà e di fedeltà; onestà professionale. Questi sono i problemi affrontati nell’«Avvocato veneziano».
Sono problemi su cui anche oggi si discute e le soluzioni che noi moderni applicheremmo non sono, forse, assai diverse da quelle indicate da Goldoni.
Non sarei, però, concorde con chi volesse ridurre il valore della commedia, limitandosi ad evidenziarne la modernità.
A ben vedere, infatti, è l’attualità che va ricondotta ai temi affrontati nella commedia. A dimostrazione del fatto che quei medesimi temi sono tòpoi del comportamento umano. L’uomo – zoòn politikòn – porta con sé un ineliminabile rapporto con la lite, con la difesa e con il giudizio. E tale rapporto finisce, in un certo modo, per intridere la sua stessa natura.
Il che, poi, non deve sorprendere, se vorremo ricordare che, duemila anni fa, anche l’evento centrale di tutta la Storia è stato preceduto e introdotto da un processo.


(il testo riproduce l'introduzione alla rappresentazione tenutasi a Padova il 13 maggio 2011)

 

Ultimo aggiornamento ( domenica 15 maggio 2011 )
 
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