UNA PROPOSTA, DE JURE CONDENDO, PER RIVITALIZZARE LA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA. |
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giovedì 07 febbraio 2013 |
di FRANCESCO VOLPE
Non è neppure il caso di soffermarsi nell'evidenziare lo stato di
crisi del sistema di giustizia amministrativa.
Chiarisco solo che, per "crisi", intendo riferirmi proprio alla
crisi di numeri, vale a dire del contenzioso in ingresso davanti
ai T.A.R. e al Consiglio di Stato, quasi ovunque in grave calo.
Ho sempre reputato che questa tendenza sia cosa grave, non solo
per i riflessi che essa produce sul ceto forense, ma soprattutto
perché la sfiducia nei riguardi del giudice amministrativo è
espressione della sfiducia del cittadino verso i rimedi che a lui
sono dati per opporsi all'azione autoritativa degli enti
pubblici.
Di fronte a questa morìa di ricorsi, vien dato quasi da credere
che il cittadino o l'imprenditore ritengano che il ricorso al
tribunale amministrativo non possa risolvere i problemi da cui
essi sono afflitti.
Suggerisco perciò una proposta di riforma della legge processuale
che, a parer mio, potrebbe restituire un po' di quella fiducia
perduta.
Si trasformi l'effetto del ricorso e si stabilisca che la sua
introduzione comporta, di per sé, la sospensione del
provvedimento impugnato. Salvo, naturalmente, il contenzioso in
determinate materie e salva la possibilità, per l'ente pubblico,
di ottenere, ma su sua istanza, che tale sospensione venga
impedita.
Non si tratterebbe di alcunché di eccentrico o di originale. In
effetti, in Germania, il § 80 della vigente legge processuale,
prevede proprio questo.
E se per i tedeschi va bene, perché non dovrebbe andare bene
anche da noi? Guardando i lavori di ristrutturazione urbanistica di
Berlino e di Amburgo, non sembrerebbe che una tale misura abbia
impedito l'esecuzione di opere pubbliche anche imponenti.
Cosa ne pensano i Colleghi?
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Ultimo aggiornamento ( giovedì 07 febbraio 2013 )
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