IL SARTO, IL VIZIR E IL MERCANTE
lunedì 15 maggio 2017

di FRANCESCO VOLPE

 

C’erano una volta due sarti.

Essi facevano a gara tra loro per tessere le stoffe più belle, perché il mercante le avrebbe pagate a caro prezzo. Entrambi vivevano abbastanza bene. Avevano delle belle tende e greggi numerose che davano molto latte e molti agnelli.

Era il Vizìr a decidere quale fosse la stoffa più bella e per questo i sarti e il mercante gli pagavano un tributo.

Avvenne così che uno dei sarti disse: “Perché devo faticare a tessere la stoffa più bella? Mi recherò a parlare con il Vizìr e gli offrirò una parte del mio compenso se egli dirà che la stoffa più bella è la mia. In questo modo la venderò senza fare nessuna fatica”.

L’idea piacque molto al Vizìr.

Fu così che quel sarto guadagnò molti denari e che l'altro cadde nella miseria più triste. Non poté più pagare il tributo, dovette vendere i telai, la lana e le greggi e andò ad abitare nel deserto dove si nutrì di quello che le carovane abbandonavano.

Dopo un po’, anche il Vizìr si mise a pensare: “Sono io quello che decide se una stoffa sia bella o se sia brutta. Perché devo dividere qualcosa con il sarto?”.

Così, il Vizìr fece chiamare il mercante e gli disse: “Farò io stesso  tessere le stoffe da un mio servitore che si contenterà di poco cibo e di un tetto sotto il quale ripararsi. Esse saranno le stoffe più belle perché lo dirò io, e tu potrai rivenderle a caro prezzo, risparmiando sulla mercede del sarto”.

E, così, il mercante cominciò a comprare le stoffe tessute dal servitore del Vizìr.

In questo modo, però, anche il sarto che era andato a parlare con il Vizìr si ridusse in miseria. Smise di pagare il tributo, vendette i telai, la lana e le greggi e si ritirò nel deserto.

Infine, anche il mercante si mise a pensare e disse: "Le stoffe del Vizìr sono brutte e non le vuole comprare nessuno. Farò così. Se il Vizìr si contenterà di pochi denari, per non litigare ne comprerò ancora qualcuna, ma smetterò di pagargli il tributo, perché non è giusto pagare per qualcosa che non si desidera avere. Nel frattempo, mi metterò a vendere basti per gli asini".

E poiché il Vizìr non vendeva le sue stoffe e nessuno più pagava il tributo, egli fu costretto a cacciare il servitore e  dovette vendere il suo palazzo e tutti i suoi tesori, perché anche lui non sapeva più come vivere.

La favola insegna che, a cercare le scorciatoie, si finisce per danneggiare quelli che non hanno fatto nulla di male e  anche a se stessi.

Ultimo aggiornamento ( martedì 16 maggio 2017 )