I DUE NUOVI VIZIR
martedì 16 maggio 2017

DI FRANCESCO VOLPE 

 

Dopo un po’ che il mercante si era messo a vendere basti, la gente cominciò a mormorare, perché non trovava più la stoffa per cucire i vestiti.

Il mercante disse dunque alla gente: “Chiamerò il servitore del Vizìr e gli chiederò di tornare a tessere le stoffe”. Ma la gente protestò e si lamentò: “Le stoffe dei due vecchi sarti erano buone, avevano colori lucenti e non si strappavano. Noi non vogliamo le stoffe del servitore, perché esse si stingono, non riparano dal caldo e si consumano in fretta”.

Udita la cosa,  da alcuni paesi lontani vennero due nuovi mercanti che si misero a vendere stoffe.

Il primo mercante comprava le stoffe in una provincia dove c’era un altro Vizìr che decideva quali fossero le stoffe più belle.

Il secondo mercante, invece, era un brigante: egli vendeva la stoffa rubata alle carovane e la portava in città di nascosto.

Poiché le nuove stoffe erano molto belle e non si consumavano, tutta la gente le comprava.

Perciò, i due nuovi mercanti, che intanto erano diventati come fratelli, si dissero: “Siamo stolti, perché vendiamo le stoffe per così pochi denari, mentre tutti le vogliono. Chiediamo dunque più denari ed essi ci saranno dati, perché altrimenti la gente non saprà come vestirsi”.

Così i due nuovi mercanti diventarono ben presto ricchissimi e cominciarono a vendere anche i basti e anche i tappeti per riposare e anche il grano per fare il pane. E quando la gente non ebbe più denari per pagare le stoffe, i basti, i tappeti e il grano, i due si fecero dare, in cambio, le loro case e le loro greggi, fino a che non appartenne a loro tutta la città.

A quel punto i due nuovi mercanti si dissero che non era giusto che la città restasse senza un Vizìr. Perciò fecero venire da fuori alcune guardie e dissero alla gente: “Da oggi saremo noi due i nuovi Vizìr e ci pagherete il tributo. Noi raccoglieremo le messi che voi coltiverete, prenderemo i vostri asini, i vostri agnelli e la vostra lana e, se ci piacerà, vi daremo quel che avanza dalla nostra mensa e i panni lisi dei nostri servitori”.

Perché bisogna proprio dirlo: nel palazzo dei due nuovi Vizìr si servivano pasti squisiti e abbondanti e si vestivano abiti ricchissimi. E anche i loro servitori erano ben pasciuti e ben vestiti, tanto che tutti volevano diventare servitori dei due Vizìr.

All’udire queste cose, nessuno osò protestare, perché da tanto tempo non c’erano più denari per comprare le stoffe, i tappeti, il grano e i basti e così la gente era sfinita, non sapendo più come vestirsi e dove riposare. Né trovava più pane da mangiare e asini da far lavorare.

Alcuni, però, dissero: “Chiediamo ai due vecchi sarti di tornare. Essi ci venderanno a buon prezzo le loro stoffe e, se avremo fortuna, troveremo anche chi ci venderà i tappeti, il grano e i basti, senza che noi li dobbiamo comprare dai due nuovi Vizìr”.

E così andarono nel deserto alla ricerca dei due vecchi sarti, ma non li trovarono perché il primo era morto di stenti da tantissimo tempo mentre quello che si era messo d'accordo con il vecchio Vizìr aveva preferito impiccarsi ad un sicomoro per non soffrire la fame.

Al loro ritorno, i due nuovi Vizìr, che erano stati informati dalle spie, li fecero gettare in prigione e ordinarono che fossero date cinquanta frustate. Poi dissero: “Gente stolta! avevate due buoni sarti e le stoffe migliori, ma li avete lasciati andare. Ora avete noi e ci ubbidirete in tutto ciò che noi desideriamo. Se diremo che è giorno, sarà giorno; se diremo che è notte, sarà notte”.

E poiché i due Vizìr non amavano il giorno, sulla città scese una lunga notte e vi rimase fino a che i due nuovi Vizìr morirono in pace, dopo una lunga e bella vecchiaia.


Ultimo aggiornamento ( martedì 16 maggio 2017 )